Il sogno di Nanu è portare a termine la scuola superiore. È un traguardo che nessun membro della sua famiglia ha mai raggiunto. Racconta che il padre è stato ucciso dai ribelli. La madre vende per strada la cassava, un tubero simile alla patata, per cercare di guadagnare abbastanza per nutrire i suoi quattro figli. Il programma sostenuto dall’Associazione Umanitaria Per i Bambini di Tutto il Mondo - ONLUS a Buchanan, Liberia, ha permesso a Nanu e ai suoi fratelli e sorelle di non patire la fame ogni giorno. Nanu si dedica agli studi ed è un’ottima alunna. “Continuano a darmi speranza”, afferma, ovvero la stimolano ad andare avanti per conseguire i suoi obiettivi scolastici. È appassionata di musica e le piace cantare. Sta anche imparando con piacere a usare il computer.
La sua mamma non ha mai frequentato la scuola e nessuno nella sua famiglia ha terminato la scuola superiore. I guadagni provenienti dal piccolo orto della mamma sono un aiuto per il sostentamento di Nanu e dei suoi fratelli e sorelle, ma non sono sufficienti per soddisfare le esigenze di base della famiglia. Nanu racconta che suo fratello ha dovuto smettere di andare a scuola in quarta elementare per problemi economici.
È preoccupata per il suo paese, la Liberia. Si ritiene fortunata di poter frequentare la scuola, anche se il sistema educativo presenta degli ostacoli. Spiega che sono disponibili circa 30 computer per i 600 studenti della scuola.
“Voglio essere un faro per i bambini come me, quando pensavo che non ci fosse speranza”
— Nanu
“In Liberia ci sono moltissimi bambini che non hanno mezzi per frequentare la scuola. Possiamo apprendere e migliorare il futuro se collaboriamo tutti per creare delle opportunità. Possiamo migliorare questo paese”.
Il suo messaggio ai sostenitori dell’Associazione Umanitaria Per i Bambini di Tutto il Mondo - ONLUS?
“Vi prego, continuate ad aiutarci.”
Nanu dice che quando avrà terminato la scuola, il suo sogno è quello di restituire il favore e aiutare i poveri.
“Voglio essere un faro per i bambini come me, quando pensavo che non ci fosse speranza”.